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Margherito, il nostro grano libero
Quello che vedete nelle foto è uno dei nostri campi di grano. Bello no?
Noi ne siamo orgogliosi, perché oltre al sole, alla pioggia e al vento di Tramontana, questo campo non ha visto nessun altro intervento.
Tranne uno, il più importante: la libertà. Perché non è solo un campo di grano, è un campo di grano Margherito.
Riteniamo che non ci possa essere qualcosa di bello in agricoltura se in primo luogo non rende felice e coinvolge pienamente l’agricoltore. Tutto questo non può realizzarsi se le scelte e il lavoro non sono veramente liberi. Crediamo che sia possibile tendere al bello e al giusto solo se siamo capaci di vedere nelle cose che facciamo anche la nostra partecipazione come espressione del nostro talento. Pertanto, se non siamo liberi di esprimere noi stessi ed essere partecipi di un sistema di valori che ci vede uniti ai nostri consumatori non saremo agricoltori felici e realizzati.
Dunque, la libertà è il presupposto imprescindibile affinché ci sia il bello in agricoltura. Per questo bisogna stare vigili e non accettare i tentativi di controllo da parte di chi esercita il potere, anche se in qualche modo permesso dalla legge. Ed è proprio il caso dell’operazione fatta sul grano antico denominato “Senatore Cappelli”.
Ma siccome la buona sorte aiuta sempre le scelte libere e coraggiose, abbiamo trovato il giusto espediente per combattere questa ennesima battaglia.
Si chiama “Margherito” ed è il fratello diretto, ma non riconosciuto, del “Senatore Cappelli” di cui nessuno, o quasi, conosce l’esistenza. Entrambi sono stati ottenuti per selezione da varietà di grano Nord africano.
Mentre il Cappelli venne selezionato dal genetista Nazareno Strampelli nel 1915, e trovò maggiore diffusione inizialmente in Puglia, il Margherito venne selezionato da Santagati dell’università di Catania, qualche anno prima e gli fu dato lo stesso nome della contrada, nel comune di Ramacca (CT), in cui venne coltivato per la prima volta.
Da allora il Margherito è stato conservato e custodito nella stazione sperimentale di granicoltura di Caltagirone ed è inserito nella lista delle varietà da conservazione. Ad oggi la sua coltivazione è libera e non deve sottostare a nessuna royalty concessa (imposta) dalla legge.
Se siete arrivati a leggere fin qui, vi esortiamo a riguardare le foto del campo, non lo trovate ancora più bello?
Il Margherito sarà presto raccolto, diventerà farina e poi pane e pasta. E noi ne siamo felici, come agricoltori liberi!

Questo articolo ha 2 commenti

  1. […] “Non ci rimane che piantare grane – afferma Massimiliano Solano, agronomo e presidente della nostra cooperativa – che durante la giornata ha evidenziato come è comunque possibile aggirare la questione a condizione però che l’agricoltore stesso ne prenda piena consapevolezza e attivi delle azioni collettive. È forse questo l’aspetto più difficile: negli ultimi decenni gli agricoltori si sono così abituati ad acquistare semi (o piantine già formate), da ditte private che hanno perso anche la forza di indignarsi davanti a una così evidente ingiustizia”. L’intervento è poi continuato con il racconto della scelta, da parte di Valdibella, di coltivare il Margherito, grano antico siciliano e fratello gemello del Senatore Cappelli che ad oggi rimane “libero” perché non catalogato tra le varietà prescritte (ne avevamo qualche anno fa parlato qui). […]

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